Parallelamente al grande filone d'inchiesta su Mani Pulite, se ne sviluppa un altro, più piccolo, sulle tangenti al Pci-Pds.
Ma prima sgomberiamo subito il campo da un equivoco: le indagini furono sulle tangenti, non sui finanziamenti illeciti (peraltro discutibili). e ciò per un motivo solo: il decreto Amato-Conso del 1993, il vergognoso colpo di spugna con cui furono amnistiati gran parte dei finanziamenti illeciti ai vari partiti: quelli al Pentapartito ma anche al Pci-Pds e i famosi "rubli di Mosca".
L'opinione pubblica di destra si chiede sempre: ma perché il Pentapartito è uscito sconfitto da Mani Pulite ed invece il Pci no? due inesattezze in una domanda. Per prima cosa, alle Coop, invece che le tangenti, spesso il Pci imponeva delle commissioni, lavori, incarichi e quant'altro per le coop. Queste "ricambiavano" finanziandolo e rendicontando a regolare bilancio. Iniziativa senz'altro discutibile, ma penalmente inattaccabile. Secondo, non è affatto vero che il Pci-Pds non sia mai stato toccato da nessun magistrato. Nei casi di mazzette, si è sempre proceduto a regolare indagine.
Nel 1993 Lorenzo Panzavolta, manager del gruppo Ferruzzi, confessa l'invio di denaro sporco, relativo al 1991: tre tangenti di 621 milioni l'una a Dc, Psi e Pds. L'ultima tangente è quella che ci interessa. Tale massa di denaro, famosa col nome di conto Gabbietta, secondo l'accusa, sarebbe transitata dal gruppo Ferruzzi nelle casse della Quercia. Tiziana Parenti, all'epoca PM a Milano, procede all'arresto di Primo Greganti, ex funzionario comunista, detto "il compagno G". Costui nega che i soldi fossero per il partito; afferma di essere entrato in contatto con la Ferruzzi tramite delle consulenze eseguite per quell'azienda in Cina, e di aver intascato personalmente la tangente di 621 milioni, sottolineando di averli usati per l'acquisto di un appartamento in Via Tirso a Roma. Viene scarcerato dopo una delle pene più lunghe nella storia di Mani Pulite: 4 mesi. Il caso verrà definitivamente archiviato nel 1997 dal Giudice Clementina Forleo per "assoluta mancanza d'indizi probatori".
Nel 1995, il PM Ielo condanna Greganti a tre anni di carcere per una seconda tangente, sempre di 621 milioni, transitata dall'Enel al Pds.
Oltre a lui, altri maggiorenti del partito vengono indagati e condannati. Si tratta, in massima parte, di esponenti della corrente migliorista del Pds, quelli che cercavano accordi col Psi milanese di Tognoli e Pillitteri. Alcuni nomi: Luigi Carnevale (vicepresidente Mm), Sergio Evolo Soave (Lega cooperative), Roberto Cappellini (segretario del Pds milanese), Giovanni Cervetti (deputato Pds), Barbara Pollastrini (segretaria provinciale del Pds milanese), Giulio Caporali (amministrazione FS a Milano), Renato Pollastrini (ex-tesoriere del Pci); questi ultimi due assolti in base all'amnistia Amato-Conso.
A Torino la Eumit, controllata dal Pci e dal governo tedesco orientale, viene condannata per falso in bilancio (avrebbe stornato circa un miliardo in nero dalle sue casse a quelle della Ecolibri per consentirle di ripianare i debiti).
Sui coinvolgimenti della segreteria nazionale del Pds, ha indagato per 2 anni il PM Carlo Nordio, non riuscendo a venire a capo di nulla.
Cusani, al processo Enimont, racconta di una megatangente da 1 miliardo portata da Raoul Gardini a Via delle Botteghe Oscure. Porcari, l'autista di Gardini, conferma tutto. Che fine ha fatto quella tangente? Di Pietro chiama a testimoniare Achille Occhetto e Massimo D'Alema, ma le due convocazioni vengono annullate perché il reato di cui era imputato Cusani viene prescritto. Archiviata dal GIP Beatrice Cossia, per mancanza d'indizi, un'altra inchiesta sollecitata da Craxi, ai danni di Occhetto e D'Alema.
intanto le due ispezioni ministeriali promosse da Biondi e Mancuso finiscono con l'escludere insabbiamenti del pool a favore delle tangenti rosse.